PREMIO LETTERARIO PANCHINA

GLI ULTIMI EROI

di Francesco Perotti

 

- Buenas tardes, senor!

L’uomo magro e allampanato se ne stava corrucciato in un angolo. Sobbalzai sul divano, impaurito.

- L…lei chi è? C…come ha fatto a entrare?

- Davvero non mi riconoscete? Eppure un tempo ero di casa.

E allora mi alzai per osservarlo meglio. Pallido, emaciato, gli occhi spiritati, i baffi folti, la barbetta  caprina, la corazza arrugginita, la celata ammaccata…mi ricordava qualcuno.

- Don Chisciotte! – esclamai sorpreso.

Il suo viso si ammorbidì; lo sguardo, da torvo che era, si raddolcì. Accennò ad un inchino.

- Vedo, senor, che non mi avete dimenticato.

- E come potrei, compagno mio d’infanzia! Che posso fare per te, cavaliere? Perdonami il tu, ma eri di famiglia.

Sorrise l’hidalgo e in quel sorrise mi sembrò di cogliere un poco di mestizia.

- Ho portato con me delle persone. Se permettete le faccio entrare.

Ero confuso, stordito. Lui prese il mio impaccio per un consenso e aprì la porta che dava nello studio. Restai annichilito. Ad uno ad uno li vidi sfilare nella stanza: D’Artagnan, Ivanhoe, Huckelberry, Cyrano, Robin Hood, Tom Sawyer. I miei eroi di un tempo.

- Amici miei,  che onore che mi fate! – avevo un nodo in gola

Poi entrò lui, dritto come una quercia, la faccia sfregiata, il passo traballante.

- Capitano, mio capitano – lo salutai con calore.

Acab non disse nulla e si unì agli altri.

- Senor, noi ce ne andiamo – riprese Don Chisciotte – Non è più il nostro tempo. Volevamo salutarvi.

- Che significa?

Il mio entusiasmo andava scemando che qualcosa mi pareva d’intuire.

- Significa, monsieur, - intervenne Cyrano – che noi siamo finiti/che oggi non contiamo, che ci sono altri riti/Dov’è più la virtù, la cortesia, la cultura?/Quasi che la tua gente ne avesse fatto abiura/Tutto è volgare e laido, gli eroi son manigoldi/e se devi sognare, sogni arroganza e soldi/Come potete essere cervelli da cannone?/Ma forse tutto parte da quello scatolone/ (Cyrano indicò il televisore)

Così noi vi lasciamo pur con dolore immenso/che la nostra esistenza oggi non ha più senso

- No! – gridai – Chi fu a dire - mi rivolsi a Cyrano – della stupidità, della viltà e della menzogna: “Io so che alfine sarò da voi disfatto, ma questo non importa, io mi batto?”.

 Cyrano arrossì.

- Amici miei non ci potete lasciare. Voi rappresentate quello che ormai non c’è più. Il coraggio, la lealtà, la generosità, la ribellione, la libertà di pensiero, e perché no, l’avventura , il sogno.

Parve il silenzio interminabile.

- Senor, – lo interruppe Don Chisciotte _ mi dispiace. Sono stanco di lottare contro i mulini a vento.

Siete stato un buon amico ma ora dobbiamo andare.

Le loro figure cominciarono a sbiadire.

- No! – urlai – Non potete!

Mi risvegliai tutto sudato. La notte era già calata. Dal televisore acceso qualcuno sbraitava:

- A lasciare l’isola è…